LE OTTO MONTAGNE - Di Paolo Cognetti

 



Premetto che non voglio sostituirmi a critici, c’è solo la mia passione per la lettura che nasce grazie alla mia Maestra Giuliana delle elementari: grande donna, leggera, efficace che ad ogni compleanno ci regalava un libricino con dedica da leggere e da scambiare poi con i compagni di classe. Così sono diventata una acquisitrice compulsiva di libri, della serie che devo averne sempre almeno tre di scorta non letti; inoltre, difficilmente li presto o me li faccio imprestare, preferisco regalarli o comprarli, ma questa è un’altra storia. Io vorrei trasferire con questo blog le mie impressioni e quello che una lettura mi ha lasciato sia per condividerlo, che per averne memoria un giorno, mai decidessi di rileggerlo.

LE OTTO MONTAGNE mi ha cercata da poco, probabilmente perché con questo caldo auspicavo ad un pò di refrigerio dell’alta quota e che in realtà ho ritrovato nella lettura di queste pagine. La freschezza nella scrittura di Cognetti, la leggerezza nello scoprire un modo di vivere che a volte ci appare così complicato da noi presi in questa corsa al “successo”, ma soprattutto l’emozione di scoprire quanto accomuna chi ama la montagna come me. Proprio così, Cognetti lo divori, ha la capacità di commuoverti senza appesantirti. Comunque la si viva, la montagna è fatica, quella fatica nel raggiungere una vetta, una malga, perché ognuno di noi ha delle quote predilette. Ed è proprio quella fatica che amo, e che mi fa concentrare al qui e ora in funzione dell’obiettivo. Quando scalo, soprattutto d’inverno con la neve e le ciaspole, rimango ad ascoltare il silenzio ed è un ascolto reciproco, sono certa che quel silenzio si riempie dei miei pensieri, li rinfresca e me li restituisce pieni.

L’apice nella lettura l’ho trovato quando, tramite il protagonista, viene spiegato il significato delle Otto Montagne, che di certo non spoilererò, ma che mi ha fatta riflettere su quanto incidono le nostre scelte e soprattutto su come ognuno di noi vuole vivere la sua montagna, la sua vita. Pazzesco è stato rendermi conto di quanto non c’è niente come la montagna per ricordare. Ogni volta che decido un percorso cerco o spero di trovare un rifugio, non importa se aperto o chiuso, il suo scopo è proprio come dice la parola stessa di poter rintanare gli escursionisti di passaggio. Ma il senso è molto più profondo di quanto non si pensi perché…. “è proprio nel ricordo il più bel rifugio”.

 


Note sull’ autore

Paolo Cognetti è nato a Milano nel 1978, ha studiato all’Università degli Studi di Milano, poi cambiò strada per diplomarsi alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Come scrittore ha esordito nel 2003 con il racconto Fare Odine. Ha frequentato New York per diversi anni, ma l’altro luogo di Cognetti è la montagna, in particolare la VALLE D’AOSTA, dove ha trascorso le estati d’infanzia ed è tornato a vivere dopo i trent’anni. Nel 2016 è uscito il suo primo romanzo “Le otto montagne” con il quale ha vinto il Premio Strega 2017.


Recensioni

“Un libro di vita potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità”. (L’Express).

“Il raffinato racconto di quanto può essere profondo l’amore che lega gli esseri umani”. (Annie Proulx).

“Un libro speciale. Non sorprende che facciano il nome di Cognetti insieme a quelli di Hemingway, Jack London e Mark Ywain”. (Die Zeit).


Vino da abbinare

Un rosso delicato, ma di carattere, come per esempio un Pinot Nero della Valle d’Aosta. Non solo per rimanere in tema di alta montagna, ma proprio per il concetto di vino estremo. Ad alta quota si sa la difficoltà nel vendemmiare e non solo. Quindi fatevi accogliere dalle note profumate di questa essenza d’uva, che nasconde la fatica ma che regala grande piacere.



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